(foto fonte web)

(foto fonte web)

(foto fonte web)

(foto fonte web)
(foto fonte web)

Per chi si chiedeva (anche senza malizia) che cosa facesse Nicole Minetti nel Consiglio Regionale della Lombardia, finalmente è arrivata una risposta. E stupisce in pochi che una delle rarissime volte in cui il nome dell’ex soubrette viene associato alla politica, sia per un losco giro di soldi pubblici.

Il Pirellone, da qualche anno preso d’assedio dai giornali di cronaca per questo o quel reato dei politici lombardi (destra e sinistra), ricomincia a tremare: sono 40 i nuovi indagati per aver utilizzato soldi pubblici per ‘impegni istituzionali’ dal 2008 a oggi, con una cifra complessiva che ammonta circa a 2 milioni di euro. In che cosa consistono questi impegni istituzionali? Cene, libri, materiale tecnologico e perfino sigarette e bibite. Tutto con i soldi dei cittadini.

(foto fonte web)
(foto fonte web)

C’è del marcio in Lombardia, se si pensa che un consigliere regionale può arrivare a guadagnare diverse migliaia di euro al mese, ma preferisce utilizzare i soldi pubblici ‘camuffati istituzionalmente’ per le proprie spese di routine.

E in questa selva oscura di magna magna generale, i cronisti hanno fatto emergere soprattutto i casi limite (o, forse, quelli più ‘notiziabili’) che rispondono al nome di Nicole Minetti e Renzo Bossi, due tra i rappresentanti protagonisti – in negativo – della scena politica lombarda degli ultimi anni, soprattutto per i dubbi meriti che hanno spinto i due al Pirellone.

Tra le spese sospette dell’ex igienista dentale di Berlusconi, figura un libro da 16 € dal titolo Mignottocrazia, scritto dal collega pidiellino Paolo Guzzanti e curioso in quanto un capitolo è dedicato alla stessa Minetti.

Tra gli altri acquisti dubbi, un iPad (nonostante tutti i consiglieri avessero già ricevuto in regalo un tablet), un iPhone 5 da 899 € e numerosissime cene in ristoranti di lusso. Scontrino complessivo – di cui la Minetti dovrà dare conto il 19 dicembre in tribunale – 6000 €.

(foto fonte web)
(foto fonte web)

Sempre secondo le accuse, a Bossi junior, invece, sono state attribuite spese più banali come l’acquisto di sigarette, videogames e lattine di un famoso energy drink. Spese – sempre coi soldi dei contribuenti – spiegate dal suo legale come “riferibili all’attività politica” e “non ricondotte a esigenze personali”.

Al momento non si capisce come possa un gioco per il computer aiutare lo sviluppo della Lombardia, saranno i giudici a occuparsene.

Oltre alla bella Nicole e al Trota, il numero di consiglieri regionali indagati è altissimo e la lista della spesa arriva a comprendere Pc portatili di valore e viaggi, ma anche semplici ortaggi e cracker.

In principio fu l’ex Presidente del Consiglio Regionale Davide Boni, arrestato per corruzione, che diede il via a una maxi-inchiesta sul giro di denaro sporco al Pirellone, poi – visto che i furbi son bipartisan – arrivò il turno del piddino Filippo Penati, ai tempi braccio destro di Bersani, indagato per gli stessi motivi.

Oggi l’inchiesta va avanti e 40 consiglieri di una delle regioni più importanti di Italia si ritroveranno a passare un Natale in tribunale a trovare una spiegazione per tutte quelle spese, ma soprattutto a dimostrare che loro – gli strapagati della politica – non hanno speso 2 milioni di euro dei cittadini lombardi per esigenze personali.

Alla faccia dei regali di Natale.

di Luca Romeo