Che fine ha fatto?
Per dieci anni il nord-est d’Italia è stato segnato da ripetuti attentati commessi dall’uomo bomba o “Unabomber”. Il nome lo si deve a Theodore Kaczynski, conosciuto negli Usa e soprannominato dal FBI, UNABOM (UNiversity and Airline BOMber) – trasformato poi dai giornalisti in Unabomber – un terrorista che per diciotto anni terrorizzò gli Stati Uniti perché autore di numerosi attentati dinamitardi. Unica differenza? Lui è stato preso. E il “nostro bombarolo”? Che fine ha fatto?
Sappiamo con certezza che i suoi atti terroristici iniziarono nel 1994 e precisamente in agosto, anche se ci fu un primo attentato (il cosiddetto “numero 0”) che avvenne nel giugno del 1988 nel cortile della scuola elementare Gabelli del comune di Pordenone.
Tale attentato fu realizzato con un ordigno costituito da una pila elettrica priva di carica esplosiva. Ad oggi possiamo dire che nonostante le risorse umane ed economiche profuse, nonostante gli accorpamenti delle indagini presso il pool di una sola Procura, nonostante gli speciali televisivi, l’elevata e costante attenzione della stampa e di tutti i mass-media, colui che ha terrorizzato il Nord-est ha continuato per lungo tempo indisturbato a entrare in azione.
Osservazioni criminalistiche
Prima di tutto è importante sottolineare che il soggetto in questione vive e soprattutto agisce all’interno di una zona circoscritta nel nord-est d’Italia, tra le provincie di Pordenone, Venezia, Udine e Treviso. Probabilmente, per compiere gli attentanti, si sposta in automobile e vive vicino un’arteria autostradale nei pressi di Pordenone.
Per compiere gli attentati ha utilizzato quasi sempre il fertilizzante fino all’evento del 25 aprile del 2003. Successivamente, e per gli ultimi quattro attentati, utilizza sempre la nitroglicerina.
Per ciò che riguarda gli ordigni dobbiamo operare una distinzione tra una prima fase, nella quale Unabomber utilizza sempre la stessa tipologia– tubi bomba – e una seconda fase nella quale inizia ad avvalersi di oggetti diffusi e reperibili ovunque: nutella, uova, evidenziatore, etc.
Solo in due episodi, a poca distanza l’uno dall’altro (il primo settembre del duemila e quello del primo novembre sempre dello stesso anno), ricorre ad una bomba artigianale ma entrambe senza carica esplosiva.
I suoi ordigni diventano via via sempre più sofisticati, ed è probabile che Unabomber trovi, in questa sua perversa attività, una forma di gratificazione sostitutiva per colmare la mancanza di soddisfazioni di cui è vittima nella quotidianità.
Si rileva inoltre, che il soggetto colpisce nei giorni di festa – festività natalizie, estive – o durante il fine settimana. Agisce durante altri giorni della settimana solo quando gli attentati sono compiuti a Pordenone.
Osservazioni criminologiche
Molto probabilmente si tratta una persona di sesso maschile, non sposato e mai coniugato; dovrebbe vivere solo o con un genitore anziano. Attualmente potrebbe avere circa 60 anni. È ben curato, meticoloso, competente nel suo lavoro. Cresciuto nella zona geografica sopraindicata, risultando fortemente influenzato nel suo sviluppo dalle abitudini, dai modelli e dagli stili di vita tipici della campagna attorno a Pordenone.
Soggetto che vuole colpire la famiglia e che probabilmente, proprio per questo, potrebbe presentare un irrisolto complesso edipico.
Molto probabilmente presenta un disturbo narcisista di personalità (mostra un senso grandioso di sé, senso esagerato della propria importanza), è ipersensibile alla critica e le sue azioni sono mosse da un desiderio di potere che aumenta attraverso la presenza sui giornali, in un vortice che lo porta a sentirsi, giorno dopo giorno, sempre più orgoglioso di sé e delle sue “gesta”.
Crede di essere speciale e pensa di essere capito solo da persone speciali; approfitta degli altri per raggiungere i propri scopi e non ne prova rimorso, e soprattutto manca di empatia: non si accorge (non riconosce) o non da importanza a sentimenti altrui e non desidera identificarsi con i loro ideali.
Conseguentemente non ha relazioni sentimentali stabili e infine non si esclude che non appartenga o sia appartenuto alle forze dell’ordine. In ogni caso è una persona con ottime conoscenze in materia di esplosivi. Il fine ultimo dei suoi attentati non sembra essere infatti l’uccisione delle persone che, ignare, incrociano inconsapevolmente la sua vita, ma la sfida all’autorità, la dimostrazione di potere. Vuole colpire la folla.
Si sottolinea, infine, che Unabomber non ha mai compiuto atti di rivendicazione delle sue azioni, elemento questo che accentua l’imprevedibilità delle sue azioni.
Unabomber è inattivo dal 6 maggio 2006 secondo quanto affermato dal giornalista del Corriere Veneto, Massimiliano Melilli: «Questo silenzio si presta a svariate interpretazioni. Una possibile spiegazione è che egli sia morto. In caso contrario, potrebbe essere stato arrestato per un altro reato, aver perso l’interesse a colpire o essere semplicemente in pausa».
Dr. Marco Arnesano e Dr.ssa Krizia Lestingi