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Cantava di non aver paura della strada e che il vento l’avrebbe guidato

Estate 2001: dalla Francia soffia la brezza leggera dei Noir Désir, gruppo alternative-rock, capace di conquistare le vette dei singoli più venduti in Italia, con il ritmo ammaliante e quasi ripetitivo di Le vent nous portera. Capitano di quella ciurma d’Oltralpe, Bertrand Cantat: il suo volto ribelle da poeta maledetto è su tutte le riviste musicali, finalmente, dopo quindici anni di note confuse e concerti non troppo entusiasmanti, Le vent lo guida fino al successo internazionale a trentasette anni. Il pubblico aspetta la consacrazione, invece, per Cantat, il 2001 è l’inizio della fine.

L’accusa

Un anno dopo si separa dalla moglie Kristina Rady e comincia a frequentare Marie Trintignant, bella attrice francese di medio successo e soprattutto figlia d’arte del grande Jean-Louis Trintignant (quello de Il sorpasso con Vittorio Gassman).

Nel luglio del 2003, Cantat raggiunge la compagna a Vilnius, in Lituania, dove questa sta girando un film. La mattina del 27 luglio la donna sarà trovata in fin di vita, con addosso i segni di colpi e percosse. Non bastano due interventi chirurgici eseguiti d’urgenza: la Trintignant riporta un edema cerebrale letale, che dopo pochi giorni di coma le dà la morte il 1° agosto.

Unico accusato e parzialmente reo confesso, proprio lui, Cantat, il nuovo idolo del rock europeo, il poeta maledetto che anche quella notte aveva esagerato con l’amico alcool e – pare dopo un litigio di gelosia – si era scagliato contro la sua bella compagna colpendola ripetutamente e con estrema violenza, quasi uccidendola sul colpo.

 Complice lo stato di ubriachezza, poi, il cantante non si sarebbe reso conto dello stato in cui la povera Marie era ridotta, posticipando i soccorsi al mattino successivo e, di fatto, firmando la condanna a morte della donna.

La difesa

“Era fatta di hashish e sembrava impazzita – si difenderà Bertrand in questura e poi in aula di tribunale – l’ho colpita qualche volta, ma solo per farla calmare e dopo uno schiaffo ha perso l’equilibrio sbattendo la testa sul termosifone”.

Una ricostruzione dei fatti risultata troppo poco credibile per i giudici, che hanno condannato il leader dei Noir Désir a otto anni di carcere per omicidio colposo. La classica buona condotta interviene nel 2007, accorciando la pena di Cantat, lasciato in libertà vigilata secondo le disposizioni del giudice di sorveglianza Philippe Lafraquiere.

Mentre la compagna Marie è sepolta a Parigi nel cimitero di Père Lachaise, ‘alcova’ del poeta maledetto per eccellenza Jim Morrison, il poeta minore (ma forse ancora più maledetto) dall’accento francese può pensare di ricostruirsi una nuova vita, rinascendo dalle ceneri del disastro precedente.

I vecchi compagni dei Noir Désir lo stanno aspettando, entro la fine dell’anno il gruppo è ricostituito e già nel 2008 escono nuovi pezzi. Non arriverà più il successo di Le vent nous portera, ma la maledizione di Cantat sembra finita. Ma l’happy end non arriva.

Il dramma finale

È il 10 gennaio 2010, quando Kristina Rady, ex moglie del rocker, viene trovata impiccata nella sua abitazione. Il caso nasce quando emerge il fatto che Bertrand fosse proprio all’interno dell’appartamento nel momento dell’avvenuto suicidio. Restano due figli piccoli, non ancora adolescenti; restano troppi e troppo pesanti interrogativi intorno al nome di Bertrand Cantat.

Nel novembre dello stesso anno i Noir Désir si sciolgono definitivamente, implosi sotto i colpi letali di un’inquietudine che ormai aveva consumato il progetto musicale del poeta maledetto. Oggi Cantat si vede poco sugli schermi e non rilascia interviste, negli ultimi tempi ha prestato volto e voce ad alcune collaborazioni minori, mentre si dice che presto debutterà con un album da solista.

Forse non ci troveremo più la protesta e l’anticonformismo dell’estate 2001, forse, questa volta, il vento ci guiderà nell’inadeguatezza di vivere una vita di drammi, misteri e punti interrogativi ancora sanguinanti.

di Luca Romeo