Sull’isola è in corso una lunga guerra fra bande, con centinaia di morti e tanto silenzio dai media
La scia di sangue che sta invadendo la Corsica sembrerebbe non fermarsi più. Un’isola, con una densità demografica pari a circa 30 abitanti per chilometro quadrato, conta negli ultimi cinque anni 101 omicidi.
Le morti e, come qualcuno ha già scritto, “i fantasmi che infestano Ajaccio” aumentano ogni anno di più. Questa terra sembra essere il palcoscenico di bande criminali che cercano di trovare il proprio equilibrio attraverso scariche di colpi da arma da fuoco.
Si alza il sipario
Il teatro della morte inizia nel 2006 quando davanti al cofano della sua Bmw veniva freddato Robert Feliciaggi e soltanto lo scorso 16 ottobre si è consumato l’ultimo omicidio che ha visto vittima l’avvocato Antoine Sollacaro.
I morti rivivono attraverso le intitolazioni delle aule di giustizia o al massimo di qualche viale. Non ci sono targhe nei luoghi del dramma. Solo le colonne dei quotidiani ed il bisbiglio della gente fa ricordare per qualche giorno gli omicidi.
Troppe morti giustificano una lotta intestina per il controllo del territorio. Nella terra dove si muore spesso, gli affari illeciti sono colossali ed il riciclaggio di denaro interessa tutte le imprese legate al turismo. La Corsica allo stesso tempo è luogo di divertimento e terra di assassini ed assassinati.
L’embargo turistico
In questo territorio dalla bellezza scenografica, sembrerebbe far parte della visione d’insieme anche il sapore e l’odore della morte. Si era pensato ad un embargo turistico per paralizzare gli investimenti derivanti dal malaffare ma così oltre a penalizzare l’intera isola, si andrebbero a colpire anche quei lavoratori onesti che vivono di questa risorsa.
Al momento varie sono le piste e le ipotesi investigative ma nessuna ha condotto ad un risultato utile per gli inquirenti. I carnefici sono ancora misteriosi. Chi sono? Dove abitano? Perché uccidono? Non si riesce a dare risposta a queste domande. Senza nessuna certezza l’ipotesi più accreditata è quella di un regolamento di conti tra bande rivali della malavita.
Alcuni leader storici delle bande sono morti. Sono usciti di scena. Si potrebbe pensare, allora, al tentativo di costituire un nuovo assetto della malavita. Le morti potrebbero servire a ridisegnare la geografia criminale corsa.
Sta durando da tanto, forse da troppo. Più sono gli anni, maggiore è il numero di omicidi e sempre anonimi rimangono i loro carnefici.
di Luca Fortunato