Un sogno misterioso, le volontà dell’oracolo e l’invidia di Era: l’epopea di Io, l’amante di Zeus.
Io era la principessa di Argo e una delle sacerdotesse di Era. Figlia di Inaco, era stata l’amante di Zeus prima che la moglie Era sospettasse di qualcosa e vietasse ai due di avere qualsiasi genere di rapporto. Zeus però non si arrese ed una notte apparve in sogno a Io, intimandole di recarsi alle rive del lago per unirsi con lui.
Io raccontò il sogno al padre che interrogò gli oracoli di Delfi e Dodona. Dopo alcune risposte evasive finalmente arrivò alla verità: se non Io si fosse recata all’appuntamento l’intero casato sarebbe perito.
L’incontro avvenne e i due consumarono il loro amore ma Era si accorse della scappatella di Zeus e da buona (e vendicativa) moglie lo accusò di tradimento. Da buon marito, Zeus mentì spudoratamente: da questo mito nasce il detto che gli spergiuri, nelle questioni di cuore, non hanno valore.
In ogni caso Zeus, avendo paura della vendetta della moglie, trasformò Io in una giovenca bianca. Io però era ancora bellissima agli occhi di Zeus che, sotto forma di toro, continuò ad avere rapporti con l’innamorata. Era decise quindi di reclamarne il possesso e la affidò ad Argo, il guardiano dai cento occhi.
L’amore di Zeus per la giovenca però non aveva confini: il dio greco affidò ad Ermes il compito di liberarla. Quest’ultimo, grazie al suo flauto magico, addormentò Argo e poi gli tagliò la testa, liberando Io dalla prigionia.
Nemmeno questo gesto servì all’ex-principessa per trovare la pace. Era infatti scoprì tutto e mandò un tafano a torturare l’amante del marito. Non importava cosa faceva o dove andasse, il tafano era sempre vicino a lei, pronto a punzecchiarla fastidiosamente.
Sull’orlo della pazzia, Io cominciò a scappare per l’Europa: prima girovagò sulle coste del golfo (il cui mare prese da lei il nome di Ionio), poi attraversò il mare e si diresse verso lo stretto che separa Europa e Asia (da qui il nome Bosforo, “passaggio della giovenca”) e infine giunse in Egitto dove, tornata in forma umana, diede alla luce un figlio, Epafo.
Zeus non dimenticò mai l’amore per Io e quando morì le dedicò una costellazione.
di Nicola Guarneri