Cronache dal Paese del paradosso
Nell’Italia che continua a tagliare la cultura e che non riesce a garantire alcun miglioramento allo scricchiolante mondo dell’istruzione, tiene banco il caso De Caro, meglio noto come il più grande ladro di libri della storia.
Sarebbero oltre quattromila le copie sottratte a diverse biblioteche lungo lo stivale, alcune di altissimo valore, poi sostituite con dei falsi. Un cumulo di furti che potrebbero valere al Lupin della letteratura un tristissimo guinnes world record.
Il principe del titolo
Spacciatosi per dottore, principe e docente universitario (i tre titoli si sono rivelati in seguito falsi) Marino Massimo De Caro negli scorsi anni era riuscito a conquistare la fiducia del senatore berlusconiano Marcello Dell’Utri, il quale lo aveva introdotto dapprima nell’Associazione nazionale
Il Buongoverno e in seguito gli aveva dato un ruolo all’interno del ministero della Pubblica Istruzione. “Un ladro col tesserino ministeriale”, come lo ha ribattezzato Stella su Repubblica.
Un altro giornalista, Tomaso Montanari, aveva svolto un’inchiesta per Il Fatto Quotidiano sugli strani movimenti di De Caro presso la biblioteca dei Girolamini di Napoli, luogo in cui erano spariti alcuni volumi di valore, sostituiti con delle imitazioni.
Tra il bottino del protagonista di questo “prendi i libri e scappa”, alcuni testi di Alberti e di Giambattista Vico, ma soprattutto “Le operazioni del compasso geometrico e militare”, un’autentica perla della carta stampata, realizzato da Galileo nel 1606 e unica copia oggi esistente. Non stupisce come il giro di affari di De Caro si aggiri oltre il milione di euro.
A stupire, invece, è come abbia potuto un personaggio del genere ottenere un lavoro per un Ministero tanto importante e in che modo sia riuscito a effettuare le numerosissime sostituzioni, senza che nessuno se ne accorgesse.
Tutto qui?
Dall’arresto, risalente allo scorso maggio, il ladro con gli occhiali da lettura ha molto lentamente confessato diversi scambi di libri in decine di biblioteche italiane. Se il furtometro oggi segna numeri da capogiro, non si ha la certezza che tutto sia finito qui.
Molti dei volumi sottratti saranno facilmente recuperabili, irrecuperabile è invece questo sentimento di sfiducia che cresce tra gli italiani nei confronti della politica e della gente che occupa i posti di governo.
I cittadini, recentemente, si sono indignati per i consiglieri comunali che rubavano dalle casse pubbliche, ma è forse meno grave rubare libri di valore dalle biblioteche italiane? Non significa, ancora una volta, derubare ogni cittadino?
A maggior ragione mentre la cultura è ossessionata dai colpi di forbice che ogni governo le sta riservando, in attesa che arrivi un improbabile Robin Hood che per una volta prenda ai ricchi per dare a chi ha bisogno.
Dalla politica alla cultura, solo andata. Un sogno che rischia di rimanere un tragicomico episodio fantozziano, con il Robin Hood di turno che dà ai poveri e subito dopo si riprende il denaro scoprendo che questi, a loro volta, in tal modo diventerebbero ricchi. E la politica, oggi, non ha per nulla intenzione di correre questo rischio con la cultura.
di Luca Romeo