A dieci giorni dalla scomparsa di April Jones, la bambina gallese di cinque anni che ha fatto colorare di rosa l’intera cittadina di Machynlleth, rimane solo la dichiarazione del procuratore Iwan Jenkins (riportata da il quotidiano.net): “Sono giunto alla conclusione che vi sono prove sufficienti per incriminare Mark Bridger dell’omicidio di April Jones. Sono anche giunto alla conclusione che ci sono prove sufficienti per incriminare l’imputato dei reati di rapimento di minore e di tentativo di intralcio alla giustizia”.
I fatti
April è stata rapita ventiquattro ore dopo il tentativo fallito a Minera, un piccolo paesino a 90 minuti di distanza da Machynlleth. Un uomo ed una donna a bordo della propria autovettura – come ha riportato il “Sun” – hanno cercato, con la scusa della pioggia, di adescare due bambini di età compresa tra i sette e gli undici anni. Al contrario di April, in questo caso il tentativo non si è consumato in tragedia.
Il 2 ottobre alle ore 19:30 a Machynlleth, vicino l’abitazione dove viveva con i genitori e la sorella di sedici anni, è scomparsa la piccola April mentre giocava con la bici. Solo cinque anni e troppo tempo lontana da casa. E’ affetta da una lieve paralisi celebrale che le comporta problemi di postura, movimento ed equilibrio ma tutto ciò non ha scoraggiato l’autore di tanto strazio.
La celerità degli inquirenti britannici è stata esemplare. Otto squadre di poliziotti e sessanta specialisti stanno conducendo le indagini; contribuiscono alla disperata ricerca contro il tempo anche la Guardia Costiera ed i Vigili del Fuoco. Inoltre, come accade sempre più spesso, si sono organizzate squadre di ricerca formate da amici, conoscenti e volenterosi con l’unico scopo di conoscere la verità nel più breve tempo possibile.
Il contributo dei social network
Arriva anche il contributo dai social network, ormai promotori di iniziative e allo stesso tempo di comportamenti deplorevoli. Infatti, mentre la città si colora di fiocchi rosa, simbolo della ricerca e del ricordo, viene arrestato e condannato Matthew Woods, un ragazzo di diciannove anni che ha commentato in maniera vergognosa i fatti drammatici che hanno coinvolto April e Madeleine MacCann, unite dalla medesima vicenda ma in due Paesi diversi.
Al vaglio degli inquirenti, negli ultimi giorni, solo la vita ed i luoghi frequentati da Mark Bridger. E’ un caso insolito che la polizia britannica faccia trapelare dalle proprie indagini il nome di un uomo sotto accusa. Questo potrebbe far presagire la difficoltà delle forze dell’ordine nella risoluzione del caso oppure ha uno scopo prettamente mediatico, teso a placare il malessere della popolazione gallese.
E’ un’indagine da condurre su più fronti. La ricerca di April non può prescindere da una strategia mediatica, come la segretezza delle prove non può non essere coordinata alle informazioni provenienti dalle segnalazioni, dal web e dalla televisione.
L’unico indagato
Sottrazione di minore, rapimento, intralcio alle indagini ed omicidio. Sono queste le ipotesi di reato che si sono alternate in questi giorni in capo a Mark Bridger, al momento unico indagato. Tutto ciò fa presumere che gli inquirenti, per mutare l’accusa, abbiano già delle prove. Ma per ora tutto tace.
In queste ore si sta cercando il colpevole, il suo modus operandi e soprattutto una motivazione, ma forse quello che potrebbe far più paura agli inquirenti e alla stessa opinione pubblica è che “Le cose non succedono per una ragione…succedono e basta!”.
di Luca Fortunato