(foto fonte web)

(foto fonte web)
(foto fonte web)

Si chiamano  cold cases, ossia  ‘delitti irrisolti’, ‘casi freddi’ o ‘pista fredda’.  

Le radici di queste strategie investigative affondano negli anni ‘90 negli Stati Uniti quando alcuni avvocati, al fine di dimostrare l’innocenza dei loro assistiti incarcerati (consapevoli dell’evoluzione scientifica riguardo gli sviluppi della genetica forense in sede di processo) promuovevano il cosiddetto ‘Innocent Project’. Tale progetto, nato come sfida, sottoponeva una rivalutazione di molti processi ed una disamina a molti fascicoli archiviati come indagini definite, confidando sull’evoluzione delle tecniche investigative.

Il successo di questo progetto, con il naturale ribaltamento di molte prove date ormai per certe, facendo scendere la Scienza di fianco alle indagini, ha fatto esplodere in tutto il mondo la fenomenologia dei cold cases.
Nel contesto cold case, nell’ambito delle metodologie d’analisi rapportate alle classificazioni delle piste fredde (in relazione ad un omicidio commesso e alle fasi temporali che definiscono i modi ed i tempi di scoperta del caso) esiste una precisa e definita classificazione di ‘scala dei cold cases’ qui sotto riportata.

L’approccio scientifico testimonia che le ascisse e le ordinate di tale scala rappresentano la possibilità di soluzione del problema correlato al tempo trascorso dall’omicidio. In tali elementi, più il ‘raggio’ ascisse-ordinate è ampio, più il caso diventa difficile; più si ristringe, maggiore è la possibilità di soluzione del caso ( in quanto il tempo che trascorre senza esiti positivi, gioca un ruolo principale in tale rappresentazione scientifica)

 

Con il passare del tempo e con l’innovazione tecnologica, le statistiche testimoniano che elementi di supporto alle attività investigative possono aiutare la ricerca della verità nella riapertura di un caso specifico preso in esame.

Tali elementi risponderebbero a:

  • accurate scoperte nella Scienza genetica relativa all’esaminazione del Dna;
  • potenziamento di software e sistemi fotografici e video;
  • supporti della psicologia investigativa di settore riguardo alle audizioni protette, tecniche di interrogatorio e rilevazione della menzogna;
  • recostrution in 3D della crime scene (scena del crimine).

In Italia non non vi è una dottrina che autorizzi una banca dati centralizzata all’identificazione immediata del Dna. Diversamente, le analisi delle impronte digitali, inquadrate dunque nell’ambito della dattiloscopia forense, vengono spesso utilizzate previa campionatura all’Afis.

Sotto l’aspetto burocratico, difatti, chi ritiene di avere elementi probatori sufficienti a riaprire  un caso archiviato, può inoltrare alla Procura competente per territorio un’apposita richiesta che sarà analizzata da magistrati incaricati alla disamina cartolare di quanto custodito agli atti.

Quali sono dunque i punti chiave sotto l’aspetto scientifico ed investigativo che determinano l’apertura e la consequenziale vittoria  di un cold case ?

I punti chiave principali sono i seguenti:

  • quando la vittima è stata subito identificata;
  • quando sorgono nuove piste o informazioni. Esse possono giungere a volte dalle persone più impensabili anche a distanza di anni;
  • tracce biologiche che vengono individuate come riutilizzabili così programmi che rilevino tracce su scheletri o analisi Dna;
  • utilizzo di documentazione utile che all’atto del ritrovamento di un caso non era stata considerata utile alle indagini ma che con il tempo fornisce elementi significativi utili;

Un elemento iniziale in ambito cold case è la rivisitazione della scena del crimine, con la possibile individuazione di testimoni o ipotetici soggetti che potrebbero fornire supporto all’investigazione. Dopo questa prima chiave di lettura si passa ad una strategia investigativa che può essere attuata all’interno di un cold case: l’autopsia psicologia.

L’assassino, in sostanza, lascia sempre un’impronta personale sulla scena del crimine che bisogna sapere leggere, interpretare, partendo soprattutto dall’analisi contestuale dell’omicidio che spinge a comprendere la natura organizzata o disorganizzata dell’offender.

Il criminal profiling è a tutti gli effetti “una strategia investigativa a sé” ma che si correla in via naturale ad ogni cold case, perché è l’analisi psicologica di ogni soggetto protagonista sulla scena del crimine. Le risultanze del criminal profiling inducono al ritratto psicologico del criminale, che se sconosciuto e non presente in archivio, viene classificato in ambito investigativo come ‘unsub’ .

I fattori umani si mischiano dunque ai fattori temporali e geografici. Anche qui la tecnologia potrebbe  dare un supporto notevole alla riapertura di un cold case, mediante tipologie investigative di nuova portata come il geographic profiling che altro non è che uno strumento strategico per l’esaminazione e la gestione delle informazioni globali sulle varie tipologie di omicidi con le varie classificazioni da cui l’investigazione può desumere eventuali firme ‘sincrone’ .

Riguardo al reperimento dei testimoni a distanza di anni, si precisa che in ambito cold case, l’interrogatorio di nuovi testimoni deve essere preceduto da una apposita griglia con interviste comprensive di strutture psicologiche ben precise. E’ di primaria importanza analizzare che le prove biologiche o tecnologiche possono subire un naturale deterioramento che implicherebbe la sconfitta inevitabile del cold case per l’accertamento di una verità.

Ultima considerazione sulle attività di analisi scientifiche su un cold case lo merita l’argomento della riesumazione di un cadavere che potrebbe fornire elementi importanti anche in stato di decomposizione. Tale scienza investigativa si chiama ‘tanatologia forense’ supportata altresì dalla cosiddetta ‘entemologia forense’.

 Queste, in breve, sono in sostanza le motivazioni legali e le procedure scientifiche ed  investigative che sono necessarie alla riapertura di un cold case.

Come sostiene il Prof. Marco Strano, direttore scientifico dell’International Crime Analysis Association, nonché analista della tematica da cui si evincono tali spunti scientifici, ‘un caso di omicidio in teoria non è mai chiuso. Quando c’è un cold case c’e’ un assassino che è rimasto impunito e una vittima che non ha avuto giustizia..”.

Ma si badi bene al proprio desiderio di “giustizia ad ogni costo” nel disperato tentativo di trovare un ipotetico colpevole.  Tale “degenerazione”, se acquisita, diventa un fenomeno assolutamente da evitare in sede di accertamento della verità scientifica e giuridica, perché cambia il volto alla vera natura di un cold case, minando il senso della verità delle cose.

Il fallimento di un cold case, difatti, può comportare una frustrazione terribile in quei familiari che per anni ricercano una verità ancora non trovata.

di Dott. Domenico Romeo, (da “Il Lametino”)