“Noi non abbiamo paura della bomba, noi non abbiamo paura della bomba atomica!”
Era il 1966 quando tra le canzoni della hit parade italiana compariva questo pezzo, in uno dei momenti di maggiore tensione nella politica internazionale.
La guerra fredda era ai suoi massimi storici, i movimenti di protesta collettiva cominciavano a farsi largo tra le masse, per esplodere nel triennio successivo; il ricordo del disastro a Fukushima e Nagasaki era ancora fonte di incubi per il mondo che ne era stato testimone.
Niente paura…o forse no?
E’ vero, la paura della bomba atomica era fondata e più viva che mai. I Giganti, gruppo musicale degli anni Sessanta italiani, provarono a esorcizzare l’argomento con un brano soft, ma al tempo stesso spavaldo, come a dire – mentendo – che a loro non importava nulla dello scontro tra Usa e Urss, tantomeno del possibile pericolo atomico.
Un discorso che ai tempi era una provocazione tutto sommato riuscita e che ai giorni nostri, invece, dorme tranquillo nell’alcova della normalità e della banalità, visto che oggi, effettivamente, nessuno ha più davvero paura della bomba atomica.
O forse no?
Vittorio Zucconi su Repubblica lo chiama addirittura “timore dell’apocalisse”, forse enfatizzando oltremodo la situazione, ma resta il fatto che l’ultima assemblea mondiale dell’Onu è stata teatro di un duro attacco (non il primo) da parte del presidente israeliano Benjamin Netanyahu, nei confronti dell’Iran e dei suoi propositi di raggiungere l’autonomia nucleare.
Un discorso “inaccettabile” secondo lo stesso presidente statunitense Barack Obama fino allo scorso marzo, quando era in tutto e per tutto d’accordo con il Premier israeliano sul voler bloccare il prurito atomico di Teheran.
Un Obama che questa volta – evidentemente affaccendato in ben altro (vedi alla voce “elezioni imminenti”) – non ha ancora commentato le esternazioni di Netanyahu.
Il tempo dei Giganti
“Bisogna intervenire prima che sia troppo tardi – queste le parole dell’attacco verbale – altrimenti l’Iran disporrà della tecnologia nucleare già dalla prossima estate”. Il problema che ne deriverebbe, sempre secondo il primo ministro di Gerusalemme è “il pericolo che Al Qaeda disponga della bomba atomica”.
Dura la reazione del portavoce iraniano presente all’assemblea dell’Onu, il quale rivendica il diritto del proprio Paese di usufruire autonomamente di una risorsa già in possesso di diversi Stati sul campo internazionale e assolutamente non per scopi militari.
Dati alla mano, oltre a Stati Uniti e Russia, abili maneggiatori dell’energia dell’atomo sono anche Cina, Francia e Regno Unito e – in maniera minore – lo stesso Israele, India, Pakistan e Corea del Nord.
Accanto all’espansione dell’industria cinematografica, l’Iran sta dunque spendendo denaro ed energia per lo sviluppo del nucleare: Netanyahu non è contento e c’è da scommettere che non interromperà la sua lotta per impedire a Teheran di portare a termine il proprio obiettivo.
Gli Usa non sono contenti e – che sia con Romney o con Obama – probabilmente interverranno al fianco dell’amico Israele, mentre in Italia il problema sembra non sussistere: l’informazione ne parla poco e i cittadini continuano a non avere paura della bomba.
Apocalisse atomica? Forse si esagera, forse ha ragione Netanyahu. In ogni caso, da noi, continuano a vincere i Giganti.
di Luca Romeo