Chissà che cosa avrebbe detto (e scritto) Pier Paolo Pasolini. Del resto “con la cultura non si mangia” specificava l’ex-ministro dell’economia Giulio Tremonti solo due anni fa e sembra che dalle parti di Via dei Mille, a Napoli, il messaggio sia arrivato forte e chiaro.
Oltre cinquemila amici su Facebook e oltre cinquant’anni di gloriosa storia non sono bastati alla rinomata libreria Marotta, fiore all’occhiello del panorama culturale partenopeo, per non soccombere sotto i colpi della crisi.
Gli anni delle storiche visite di Pasolini e dei salotti dello scrittore Domenico Rea sono finiti: in un mondo dove siamo sempre meno figli delle stelle e sempre più affezionati a sua maestà il denaro (Battiato dixit), neanche un monumento alla cultura come la Marotta è riuscita a trovare un’ancora di salvataggio in grado di non farla sprofondare.
La struttura comincia a vacillare nel 2010, quando la diminuzione delle vendite e l’aumento repentino dell’affitto portano la proprietà a cedere la libreria in franchising alla Mondadori, sotto l’attenta gestione della famiglia Vairetti, che fino all’ultimo ha tentato di riportare in alto il nome della Marotta organizzando incontri con i giovani e con le scuole del quartiere; per non parlare dei meeting che hanno portato alla premiazione de “Il libro dell’anno” in grado di attirare a Napoli pezzi da novanta come Umberto Eco e Salvatore Quasimodo.
Si trattava delle uniche (labili) armi a disposizione di una cultura derubata e mortificata dalla società odierna.
Il colpo di grazia, arrivato nei primi mesi del 2012, è il solito aumento dell’affitto del locale, addirittura raddoppiato dal 2005 e giunto quasi a diecimila euro mensili.
“Per noi, l’unica speranza si chiama De Magistris – raccontava ai quotidiani locali il gestore Danilo Vairetti lo scorso 16 marzo – e si è parlato della possibilità di destinare alcuni immobili del patrimonio comunale per il prosieguo di attività culturali come la nostra”. Parole di ottimismo che sette mesi dopo sono ancora lì, a soffiare nel vento.
Una dopo l’altra, le storiche librerie di Napoli (e non solo) stanno chiudendo. La Marotta è forse quella che crollando ha fatto più rumore, ma non è la prima e, c’è tristemente da giurarci, non sarà l’ultima.
Salutandola, sarebbe bello tornare al più illustre dei suoi estimatori, quel Pier Paolo Pasolini che nel suo capolavoro Trasumanar e organizzar, così scriveva: “Oh generazione sfortunata, arriverai alla mezza età e poi alla vecchiaia senza aver goduto ciò che avevi diritto di godere e che non si gode senza ansia e umiltà e così capirai di aver servito il mondo contro cui con zelo portasti avanti la lotta…”. Dicono che con la cultura non si mangi ma, forse, è solo con la cultura che si può godere davvero della vita.
Intanto, la Marotta chiude. Oh, generazione sfortunata!
di Luca Romeo