Gli antenati dei Romani studiarono una curiosa soluzione: il regalo per i sessantenni erano le acque del fiume
Le soluzioni al sovrappopolamento sono state molteplici e discusse in tutta la storia dell’umanità. Al giorno d’oggi la soluzione più drastica e contestata è quella cinese: una legge del 1979, chiamata “Legge eugenetica e protezione della salute”, o più semplicemente “Legge del figlio minore”, controlla le nascite sul suolo cinese, limitando i figli delle coppie a uno nelle zone urbane e a due in quelle rurali.
Il mancato rispetto della legge prevede il pagamento di una forte multa e, in caso la coppia non abbia il denaro necessario, la rinuncia al figlio.
Una legge che oggi crea forti critiche, ma che non ha nulla a che vedere con quello che succedeva tra gli antenati dei Romani. Compiuti i sessant’anni, gli anziani venivano letteralmente buttati giù dal ponte, come recita l’antico detto “sexagenarii de ponte” (“I sessantenni giù dal ponte”).
Il ponte in questione era il Sublicio, noto per essere luogo nel quale veniva svolta la cerimonia degli Argei, durante la quale venivano buttate nel fiume statuette di giunco modellate in forma umana. Durante l’Impero Romano la pratica non solo venne dismessa, ma creava anche parecchio imbarazzo.
Ecco perché i Romani crearono una versione alternativa del detto “sexagenarii de ponte”: secondo loro il ponte non era il Sublicio, bensì un ponticello che si doveva percorrere per andare a votare. Siccome compiuti i sessant’anni nell’Impero Romano si perdeva il diritto di voto, tutti i vecchi che tentavano comunque di esprimere la propria scelta venivano gettati dal ponticello.
La storia però non quadra: secondo una testimonianza di Varrone (un letterato e scrittore romano) ripresa da Marcello Nonio (grammatico latino del IV secolo) il mos maiorum, il costume degli antenati, voleva che i sessantenni fossero buttati nel Tevere.
Almeno per i Romani, la politica del controllo delle nascite sarebbe stata un passo in avanti.
di Nicola Guarneri