Un delitto agghiacciante.
Cosa accadde quella domenica prima del tragico evento? Prima dell’omicidio quel 10 aprile 1994 Antonella era a casa dei genitori di un’amica che aveva insistito per averla a pranzo. Aveva raggiunto quell’abitazione con la propria autovettura e li vi era rimasta per tutto il giorno a causa del maltempo incessante. I genitori della ragazza invitano Antonella a fermarsi anche per cena, ma la donna preferisce tornare a casa e rilassarsi tra le quattro mura domestiche; la sensazione dei testimoni è stata però quella di chi ha molta fretta di andare via e l’atteggiamento quello di chi ha altri programmi che non possono essere rinviati.
L’arrivo in via Oliva è supposto intorno alle ore 20.35, quando la stessa saluta il garagista dello stabile a cui lascia l’autovettura. Sembra tutto tranquillo; all’ingresso del condominio viene notata e salutata da un vicino che temporeggiava con la propria fidanzata e, anche lì, la di Veroli ricambia affettuosamente il saluto. Dal momento esatto in cui la vittima mette piede all’interno del proprio appartamento effettuerà un traffico telefonico in entrata e in uscita per circa due ore, dalle 21.00 alle 23.00, ora presunta della sua morte.
Numerose le piste investigative seguite dagli inquirenti; alcune inconcludenti, come quelle riguardanti un fantomatico cartomante consultato svariate volte dalla donna per questioni amorose ed una ex coinquilina con cui non correva buon sangue a causa della precedente convivenza turbolenta tra due caratteri tutt’altro che affabili. Quasi d’ufficio, entrano nel registro degli indagati i due ex amanti di Antonella.
Il primo è il ragioniere che ha avuto una relazione di dieci anni con la vittima e lavorava nel suo studio di commercialista,Umberto Nardi Nocchi, 62 anni; il ragioniere si è molto preoccupato per lei, cercandola nelle ore successive al delitto per ben due volte. Gli inquirenti hanno dei sospetti su quest’uomo perché ritengono che Antonella sia stata uccisa da qualcuno con il quale lei doveva avere una confidenza tale da aver ricevuto l’assassino dopo le 23.00, mentre era in pigiama e seduta sul letto. La pistola utilizzata per il delitto, inoltre, una piccola semiautomatica, non è un’arma da assassini professionisti.
Il secondo sospettato è un fotografo, Vittorio Biffani, 52 anni, sposato e titolare di un laboratorio fotografico. Anche lui ha avuto in passato una relazione con Antonella di Veroli, ma breve e molto tormentata, talvolta drammatica, divenuta tale quando la moglie di Vittorio, scoperta questa storia, costrinse l’uomo a lasciare bruscamente la vittima.
Un debito.
Ben presto si scoprirà un grosso debito di 42 milioni delle vecchie lire contratto dal Biffani e di cui era creditrice proprio la di Veroli. Entra in scena ufficialmente anche la moglie di Biffani. Un’informazione di garanzia viene emessa nei confronti di quest’ultima, Aleandra Sarrocco; tentata estorsione e minacce i reati ipotizzati dal magistrato, ma la donna nega ogni addebito, sostenendo di non aver mai conosciuto la Di Veroli e di averle parlato una sola volta al telefono, dopo aver scoperto la relazione tra suo marito e la commercialista.
Sottoposti entrambi i sospettati all’esame dello stub, ovvero il procedimento grazie al quale è possibile rilevare la presenza di particolari componenti che provano, se presenti, l’utilizzo di armi da fuoco, il test sarà positivo sia per il primo indagato che per il secondo.
Il ragioniere Nardi Nocchi sarà, però, scagionato in quanto frequentatore assiduo di poligoni di tiro e quindi del tutto probabile la presenza di tracce di polvere da sparo. Il test di Biffani sarà reso vano in quanto il suddetto, nei numerosi interrogatori in questura, è venuto a contatto con persone e ambienti contaminati da tali polveri e, pertanto, la risultanze dello stub non potranno essere considerate attendibili. I due saranno presto esclusi dalle indagini.
Alcuni mesi dopo il tragico evento verrà a galla una possibile pista legata ad un giro di usura di cui la di Veroli era protagonista in quanto insoddisfatta dei propri introiti da commercialista. Le dichiarazioni rese da un soggetto poco attendibile non verranno utilizzate ma la pista non viene abbandonata del tutto. Sono trascorsi 15 anni tra supposizioni, ricostruzioni e storie processuali, ma dell’assassino neanche l’ombra.
di Alberto Bonomo
Pages: 1 2