(foto fonte web)
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Durante l’Impero Romano era prevista una multa per gli schiaffi: qualcuno però ci prese la mano

La legge Romana si è evoluta con il procedere dell’Impero. Gli illeciti civili comprendevano, tra le altre, le obligationes ex delicto, una categoria all’interno della quale c’erano i delitti di furtum, rapina, iniuria e damnum iniuria dato.

Queste obbligazioni avevano delle particolarità che le distinguevano da tutte le altre, come il fatto che non fossero trasmissibili agli eredi, fossero cumulabili, prevedessero la perpetuità delle azioni (senza quindi una data di scadenza, l’odierna prescrizione) e la nossalità, ovvero il principio secondo cui il colpevole doveva essere consegnato all’offeso. L’iniuria in particolare consisteva in un qualsiasi offesa di carattere fisico alla persona.

Ovviamente le pene previste dipendevano dall’offesa: le Leggi delle XII Tavole prevedevano una diversificazione tra una iniura per membrum ruptum o per os fractum. Nel primo caso, quando l’attacco causava un’emorragia senza necessariamente rompere delle ossa, la pena era il taglione; nel secondo caso invece, quando l’offesa si limitava alla frattura di un osso, la vittima se la poteva cavare con una sanzione pecuniaria.

Con il passare degli anni sorse però un grosso problema: all’espansione dell’Impero Romano e al crescente benessere economico furono adeguate le sanzioni pecuniarie. Capitò così che la pena per uno schiaffo, che ammontava in 25 assi, fosse diventata una spesa più che sostenibile, se non addirittura irrisoria, per i ricchi del tempo.

È in questo scenario che entra in gioco la figura di Lucio Verazio, un cavaliere poco noto ai libri di storia se non per il suo carattere alquanto irascibile.

Il buon Verazio, oltre al già citato caratteraccio, aveva evidentemente anche un discreto patrimonio. Durante le sue camminate per la città portava sempre con sé uno schiavo, che reggeva un vassoio sul quale erano presenti dei sacchetti di monete da 25 assi ciascuno. In questo modo il cavaliere, appena incontrava qualcuno che non gli stava a genio, faceva partire il manrovescio e pagava immediatamente il suo debito con la giustizia.

Solo dopo diverso tempo le autorità si accorsero del fenomeno dilagante e aumentarono la pena pecuniaria per l’iniuria: una vera scocciatura per il cavalier Verazio, che dovette indirizzare i suoi sfoghi vero passatempi meno costosi.

di Nicola Guarneri