(foto fonte web)
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Le notizie che hanno a che fare con il mondo del lavoro ci hanno abituato alle più differenti cronache: da chi purtroppo perde la vita per assenza del rispetto delle norme vigenti, a chi muore perché non ha un lavoro che possa dargli da vivere.         Invece la morte di un manager con il compito di selezionare lavoratori precari, è piuttosto atipico.

E’ accaduto a Miceli, in provincia di Taranto. Massimo Novelli, il nome della vittima, era un brillante manager di quarant’anni, laureato alla Bocconi, stimato professionista e amministratore della società a partecipazione statale Sanitaservice. Proprio tale azienda da giorni stava selezionando nell’attesa di assumere oltre settecento unità.

Alcuni giorni prima di morire pare che qualcuno, fra quella sessantina di “non idonei”, avesse espresso minacce nei suoi confronti, violenza alla quale il giovane manager avrebbe risposto chiedendo ai propri superiori di rinunciare alla gravosa selezione, terrorizzato da possibili conseguenze. La sera prima di morire, la decisione di lasciare l’incarico e la voglia di dimissioni dal ruolo si erano impadronite di Massimo Novelli.

Solo l’intervento del direttore dell’Asl di Bari, Mimmo Colasanto, era stato in grado di placare il suo animo. Quanto poi è accaduto al giovane manager, in queste ore si tinge di giallo. Novelli viene ritrovato morto nella sua auto giovedì scorso a Miceli, da un passante. Accanto a lui c’è una bottiglia di acido muriatico.

La vittima ingerisce l’acido, morendo fra dolori atroci. Il luogo in cui avrebbe posto fine alla propria esistenza è piuttosto isolato e nessuno ha quindi sentito le sue urla strazianti. Tuttavia più di qualcosa non quadra. Accanto al corpo non c’è alcun biglietto, né pare che Novelli abbia sentito la necessità di parlare con la famiglia, la moglie e i due gemelli di cinque anni, anche solo per sentirli l’ultima volta prima del presunto tragico gesto.

D’accordo i problemi lavorativi e certamente dover scegliere ma soprattutto escludere dalla scelta alcune decine di persone non è facile per chi vorrebbe trovare una soluzione a quell’ormai massa sconfinata di uomini e donne alla ricerca di un lavoro.

Ma tutto ciò è sufficiente a dare vita a un gesto così grave? E poi, la scelta dell’acida muriatico è certamente un elemento da considerare. Generalmente l’arma utilizzata per offendere sé o altri dice molto sulla considerazione che il cosiddetto offender prova nei confronti della sua vittima. In questo caso, l’utilizzo dell’acido lascerebbe presupporre un odio molto forte di Novelli nei suoi confronti.

L’arma usata, in questo caso è da ritenersi in stretta correlazione con il  forte senso di colpa della vittima? In realtà l’autopsia dovrà chiarire se proprio l’acido muriatico sia stato la causa della morte o si è trattato di una simulazione di suicidio. Anche ad occhi profani la vicenda sembra non avere contorni ben definiti.

Oggi, la famiglia e gli amici chiedono con forza che la Procura di Taranto autorizzi la riesumazione della salma e dia seguito a una serie di accertamenti utili a verificare se su Novelli possano esserci segni di violenza riconducibili a terzi. Sono tante le ipotesi alternative al suicidio: un appuntamento finito male in seguito a delle minacce; qualcuno che ha seguito il manager portando quest’ultimo a una disperata fuga o dirottandolo in quel luogo sperduto.

Per ora non è possibile nessuna speculazione in merito: si attendono le prove, semmai ve ne siano.

di Pasquale Ragone

(Articolo tratto dal settimanale “International Post”, 5.9.2011)