La maggior parte dei mass-media ha presentato e continua a presentare la crisi che staimperversando nell’Eurozona e, in modo particolare, nei paesi mediterranei (e in Irlanda), come se fosse una crisi dovuta al debito pubblico degli Stati in questione.
Si dice che alcuni paesi, a partire dalla Grecia, abbiano vissuto al di sopra delle loro effettive possibilità e che, però, ora i nodi sono venuti al pettine. Lo stesso problema del debito pubblico viene presentato come se fosse causato essenzialmente da spese troppo generose da parte degli Stati per le pensioni, per la Sanità, per la scuola, nonchè per mantenere una pletora di impiegati statali “fannulloni”, o comunque troppi per ciò che servirebbe.
In Italia, poi, il dito accusatorio è stato puntato pure sull’articolo 18 (quello sulla licenziabilità per giusta causa), visto come ostacolo agli investimenti. E qui basterebbe davvero poco per smontare questa tesi: Spagna, Grecia e Portogallo non hanno nessun equivalente dell’articolo 18, eppure… Ma tutti (o quasi) i grandi quotidiani o telegiornali hanno “dimenticato” tale particolare e così la Riforma Fornero è passata e d’ora in poi anche in Italia qualunque lavoratore potrà essere licenziato, anche senza una giusta causa.
Ma ritornando alla questione dei debiti sovrani, la presunta “generosità” delle spese statali sarebbe la prima, se non l’unica causa del debito pubblico. Questo è il messaggio che la stragrande maggioranza dei mass-media fa passare alla gente e che purtroppo è diventato col tempo un luogo comune. Ma se la “generosità” è riferita al welfare state (pensioni, Sanità, scuola, impiego statale, ecc.), tale stereotipo è senz’altro privo di fondamento.
Alcuni dati possono illustrarci meglio la questione: Spagna e Italia sono tra i paesi europei con meno impiegati pubblici, 1 ogni 15,1 abitanti, mentre la “virtuosa” Germania ne ha uno ogni 13,7. I francesi addirittura 1 ogni 9,6 (nel 2010).
Le spese per la Sanità (in percentuale sul PIL) vedono in Europa ai primi posti sempre le “virtuose” Francia (11) e Germania (10,4). La “spendacciona” Grecia è invece al 9,6%, l’Italia ancora più in basso, al 8,7% e la Spagna 8,5%.
Inoltre, gli stipendi e le pensioni dei greci e degli italiani sono tra i più bassi d’Europa e in ogni caso molto inferiori a quelli dei tedeschi. Passando alle spese per l’istruzione, le più basse (sempre in percentuale sul PIL) sono quelle di Grecia (3,98%), Spagna (4,23%), Italia (4,43%). La Germania spende poco più dell’Italia (4,53%) e la Francia addirittura il 5,65% (dati Eurostat 2005).
Nel complesso in Italia, secondo i dati dell’Eurostat, la spesa sociale è in linea con la media europea (28,4% del PIL) ed è inferiore per quanto riguarda le spese per la disoccupazione, per le malattie, per l’edilizia sociale.
Questi dati ci dicono chiaramente che i paesi considerati virtuosi (Germania, Francia) spendono in realtà di più di quelli “spendaccioni” (Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda, i cosidetti PIGS, più l’Italia). Almeno per le spese sociali.
Le cause del debito pubblico vanno in effeti ricercate altrove. Intanto ci sono gli sprechi veri e propri, tipo ad esempio i milioni e milioni spesi per il solo progetto del Ponte di Messina, che quasi sicuramente non si farà, e a cui va aggiunta la relativa penale, e tantissimi altri (c’è l’imbarazzo della scelta, dalle auto blu, ai cacciabombardieri, alle guerre in Afghanistan, in Iraq e in Libia, a tante altre ancora).
In Italia, a tutto ciò andrebbero assommati gli effetti dell’evasione fiscale di gran lunga più elevata d’Europa. Oggi esistono numerosi mezzi per contrastare tale piaga, tra i quali anche accordi con diversi paradisi fiscali, già sperimentati da USA e Germania, ma nè il Governo Berlusconi, nè l’attuale Governo Monti si sono mai attivati in tal senso. Ancora andrebbe aggiunto (sempre nel caso del Bel Paese) l’esenzione delle tasse di cui gode la Chiesa Cattolica, anche per le attività strettamente lucrative (negozi, alberghi, ristoranti), nonchè i finanziamenti statali -anticostituzionali- per le scuole private (in Italia in larga parte cattoliche).
A livello generale c’è da segnalare che la vera e propria esplosione del debito pubblico è avvenuta in seguito, e in conseguenza, a quella delle crisi bancarie del 2007-08. In modo particolare, gli USA e gli Stati europei hanno stanziato spese ciclopiche per salvare le banche. In quel caso, però, i massmedia non tuonavano contro l’eccessiva generosità delle spese pubbliche.
Gli Stati si sono accollati l’onere di salvare le banche dai fallimenti. Il debito privato si è così trasformato in debito pubblico.
In teoria, ognuno è libero di avere una sua opinione. Ma in realtà le cose non stanno proprio così: quando milioni di cittadini sentono quotidianamente tutti (o quasi) i più grandi quotidiani, le riviste più lette e i telegiornali più ascoltati ripetere quotidianamente dei luoghi comuni, spesso privi di fondamento, ecco che allora è veramente difficile riuscire a formarsi un’opinione veramente indipendente dai mass-media “mainstream” e non cadere vittima di stereotipi e pregiudizi sbagliati.
di David Insaidi