Secondo le nuove ricostruzioni il padre sarebbe andato in camera della figlia e l’avrebbe colpita con un coltello o un cacciavite. Forse non avrebbe colpito con intenzionalità. Questa ipotesi si basa su due punti. Il primo è l’assenza di liti tra l’assassino e la vittima. Il secondo è il ritrovamento di una goccia di sangue appartenente a Mara all’interno di un cassetto dove c’erano coltelli e cacciaviti.
All’inizio gli inquirenti non esclusero che l’assassino, dopo aver colpito la donna, avesse rimesso a posto l’arma del delitto. Per farlo avrebbe dovuto conoscere quel cassetto. Inoltre, lo stesso conteneva anche sacchetti di plastica e buste di carta. Forse l’assassino ne aveva bisogno per portar via l’arma. Anche in questo caso doveva conoscere bene l’appartamento. Non ci sarebbe alcun movente. Il padre non ha motivo di uccidere. E poi ci sono le macchie di sangue.
Se il padre avesse commesso un simile omicidio, le macchie di sangue, disposte come sono, non avrebbero senso. Un anno dopo, la giustizia riconosce dunque come inverosimile l’ipotesi del padre omicida.
Un assassino senza volto, che agisce come un’entità evanescente senza lasciare tracce o la verità è lì sotto i nostri occhi e noi non riusciamo a vederla? Mara, cosa ti hanno fatto?
di Alberto Bonomo