Si è chiusa l’ultima edizione a due cifre del Tour de France: per la prima volta trionfa un britannico.
Non dev’essere stato facile per Bradley Wiggins farsi amare dal pubblico francese. Mai un britannico era riuscito a portare la maglia gialla fino a Parigi ma Wiggins, quando c’è aria di Olimpiadi, si scatena.
Il personaggio
Wiggins partiva con i favori del pronostico insieme al campione uscente, Cadel Evans. Eppure ai non esperti del settore il nome risultava relativamente nuovo: è un giovane, questo Wiggins?
Per nulla. Classe 1980, professionista dal 2001, Wiggins è esploso alle Olimpiadi di Atene 2004, quando vince ben tre medaglie (oro nell’inseguimento individuale, argento nell’inseguimento a squadre e bronzo nell’americana). E’ il primo britannico a riuscirci dal 1964.
Wiggins si ripete nel 2008 a Pechino, quando conquista altre due medaglie: oro nell’inseguimento individuale e oro nell’inseguimento a squadre. I sei titoli mondiali completano un palmares di tutto rispetto, a cui mancava solo l’acuto in una grande corsa a tappe. Wiggins aveva sfiorato il podio al Tour 2009 (quarto) mentre nella Vuelta 2011 si era classificato terzo.
La vittoria della squadra.
Il Tour 2012 è stata la ciliegina sulla torta di una carriera fantastica. Grazie al supporto del team, Sky Wiggins ha condotto un giro di Francia spettacolare. Indossa la maglia gialla al termine della settima tappa, vinta dal compagno Chris Froome, e sottolinea le sue ambizioni due giorni dopo, con la vittoria della cronometro di Besançon.
Nonostante non sia uno scalatore, grazie al lavoro dei compagni passa indenne Alpi e Pirenei; e quando si presenta alla penultima tappa è in forma strepitosa. Non si limita a vincere, bensì stravince: dà un minuto e sedici al compagno Froome, tre minuti e trentotto al nostro Nibali e soprattutto quasi sei minuti al campione uscente, Cadel Evans.
La vittoria del team Sky è totale: a Parigi Cavendish viene lanciato proprio da Wiggins e centra la terza vittoria di tappa nel Tour 2012, quarta in carriera sui Campi Elisi.
e gli azzurri?
Nonostante le critiche al percorso, con i ciclisti che non sono riusciti ad inventare nulla di nuovo, si chiude in positivo la novantanovesima edizione del Tour De France, la quattordicesima dalla vittoria di Pantani nel 1998, ultimo italiano a trionfare.
Nonostante ciò i segnali sono incoraggianti: il Tour di Nibali, che ha chiuso terzo a sei minuti e diciannove, è stato eroico. Con qualche salita in più e qualche cronometro in meno il 28enne di Messina avrebbe forse potuto ambire a qualcosa in più. Ci riproverà l’anno prossimo, Wiggins permettendo.
di Nicola Guerrieri