(foto fonte web)
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(Seconda parte)

JFK sarebbe stato ucciso per ordine di Lindon Johnson affinché fosse possibile approntare un cambiamento significativo alla politica statunitense dei primi anni ’60.

Ma quella dell’ex Presidente non è l’unica morte che da decenni conquista le pagine di rubriche di tutto il mondo. Un’altra vicenda altrettanto “particolare” è quella di Marilyn Monroe.
Al secolo Norma Jeane Baker, attrice, cantante e modella nata a Los Angeles il 1° giugno 1926, diventata una delle più importanti celebrità del XXI secolo grazie al proprio carisma e alla propria bellezza, suscitando notevole ammirazione con a film come “Gli uomini preferiscono le bionde” e “A qualcuno piace caldo” in grado di darle un Golden Globe e una fama di portata mondiale.

Eppure, una serie di ombre nella vita di Marilyn Monroe iniziano a scorgersi da lontano. La sua morte, avvenuta a Los Angeles il 5 agosto 1962, è ufficialmente considerata “un probabile suicidio” per overdose di barbiturici, lasciando però senza risposta numerosi interrogativi.Quest’ultimi tornano prepotentemente sulla scena da quando, di recente, un ex agente del Kgb (il servizio segreto sovietico) concede al mondo un’intervista che ha del clamoroso.

Marilyn Monroe sarebbe stata in realtà “Masha”, nome in codice utilizzato per essere riconosciuta fra gli ambienti dei servizi sovietici. Durante un viaggio in Russia, Monroe avrebbe incontrato un suo amico conosciuto negli Usa e appartenente al Kgb.

Questo episodio risulta piuttosto inquietante se si pensa ai sospetti che ancora oggi persistono attorno alla morte di Monroe, per qualcuno “suicidata” per zittirla una volta per tutte. Ma per zittirla in merito a cosa? Lasciamo per un attimo la nostra “Masha” e facciamo un salto nel 1968.

JFK è già morto da cinque anni e un altro rampollo della famiglia è pronto a scendere in politica: Robert Kennedy, detto “Bob”. Siamo in piena guerra vietnamita e gli Usa conoscono poco a poco l’onta di un conflitto mal gestito che porterà a casa, ma nelle bare, generazioni di giovani statunitensi.

L’idea di Bob è quella di tornare alla politica delle “colombe” perseguita dal fratello John e per tale ragione sceglie di candidarsi nel Partito Democratico. Ma dall’altra parte vi è l’ombra oscura che, secondo Jacqueline Kennedy, già era calata anni prima come una scure sulla testa di JFK: Lindon Johnson, Presidente uscente e ancora leader del Partito Democratico.

Quest’ultimo diventa il vero antagonista alle politiche scelte dalla famiglia Kennedy. Bob non ha però il tempo di lottare fino in fondo per scardinare quel mondo, a metà tra affari e cattiva politica, che in quel momento determina le sorti degli Usa.

La sera fra il 4 e il 5 giugno 1968, nel corso di una festa organizzata in occasione della vittoria nelle primarie del Partito Democratico, Robert Kennedy viene raggiunto da diversi colpi di pistola, morendo da lì a poco. Anche per lui misteri e interrogativi senza risposta, come l’autopsia rivelante l’esplosione dei colpi da un punto più lontano e di differente natura rispetto a quelli indicati nella versione ufficiale.

Nomi, soprannomi, storie e interrogativi: ma cosa c’entrano le une con le altre? Tutto si legherebbe alla storia che Marilyn vive con John K. tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60. Si tratta solo di ipotesi ma provoca una certa suggestione se si pensa davvero che Monroe possa essere stata avvicinata dal Kgb per ricevere da lei informazioni; e soprattutto se si pensa che Marilyn ebbe una storia con il Presidente degli Stati Uniti.

L’ipotesi che si paventa è che “Masha” possa avere carpito l’intenzione di John a stroncare quell’ala del Partito Democratico che avrebbe poi trascinato gli Usa in guerra. Questa informazione, se giunta realmente alle orecchie dei sovietici, troverebbe largamente spazio in un’ipotesi di “combine internazionale”, in un giro affaristico di miliardi di dollari legati alla produzione delle industrie pesanti dei rispettivi Paesi, leaders del settore.

L’attivista Lee Oswald avrebbe quindi agito “in buona fede” spinto realmente da gruppi filo-sovietici e filo-rivoluzionari affinché assassinasse JFK. Ma dietro a quell’attentato potrebbe celarsi un accordo internazionale inaccettabile per i sentimenti politici dell’epoca.

In quest’ottica Marilyn avrebbe rappresentato un pericolo per le suddette trame, ritenendo più saggio metterla a tacere dopo averle carpito le necessarie informazioni. Quelle stesse trame un anno dopo si concretizzano con l’assassinio del Presidente, momento al quale segue un’apparente “tranquillità” rotta solo dalla morte di Bob, intenzionato a riprendere e a perseguire gli obiettivi politici del fratello, sia in merito agli Usa, sia in merito alle vicende interne al Partito Democratico.

La guerra e gli affari che essa porta con sé: sarebbe questa la ragione che lega tre vite e tre segreti. Quando gli archivi sovietici si apriranno leggeremo forse un’altra storia scoprendo che non sempre le ipotesi sono sinonimo di “fantasia”.

di Pasquale Ragone